Giunto alla sua decima edizione, in una sala gremita di pubblico, il premio “Il poeta e il narratore” ha saputo coinvolgere il pubblico e i giurati presenti in sala. Secondo il referente dell’Associazione Culturale Amici delle Arti ed organizzatore dell’iniziativa, è stato premiato l’estro e l’originalità di numerosi autori italiani che si sono cimentati nella prosa e nella poesia riuscendo con originalità e impegno a trasferire alla giuria popolare e tecnica uno spaccato del nostro tempo .
Il nostro sindacato è onorato di aver sponsorizzato questa importante manifestazione culturale che ha visto participanti provenienti da tutta Italia accomunati dall’amore dell’arte e della letteratura. Scrive in una nota, Elena Capone, responsabile territoriale del sindacato, – Abbiamo deciso di promuovere questa iniziativa per dare voce agli autori che hanno saputo con maestria trasformare i temi del sociale e del lavoro in arte utilizzando sia il dramma che l’ironia-. Quest’anno la maggior parte degli elaborati ha avuto come tema l’immigrazione, la crisi e il lavoro.
Si sono aggiudicati il premio i seguanti autori
Per la poesia:
- Roberto Ragazzi con “Ramon il clochard”;
- Leccardi Giuseppe con “Il Tempo”;
Per la narrativa:
- Elisabetta Colombo con “Giuda”
- Roberto Romano con “Tredicesima, ferie e straordinari”.
Un particolare plauso del sindacato va al racconto dell’autore Roberto Romano il quale con grande ironia ha descritto il rapporto tra datore di lavoro e lavoratore. Qui si propone un breve pezzo tratto dal racconto “Tredicesima, ferie e straordinari”.
Il signor Paolo Verdone va dal direttore a chiedere 15 giorni di ferie per portare al mare la propria bambina ed ecco il divertente calcolo del fantasioso direttore.
“Tenendo conto che in un anno ci sono 365 giorni, e lei passa un terzo del suo tempo quindi ne possiamo dedurre che lei trascorre al lavoro 122 giorni all’anno”… Quindi lei passa a casa tutte le domeniche che sono 52 in un anno…. Dobbiamo togliere il primo gennaio, l’8 dicembre e il 2 novembre e sono altri 10 giorni, il che significa che lei lavora un totale di 60 giorni all’anno”.
“Giusto”
Lei quanto percepisce di stipendio?
“1200 euro al mese, il minimo sindacale” Il direttore si rabbuiò. Il raggioniere capì subito la gaffe che aveva fatto e si scusò. “non volevo dire sindacale, direttore, mi scusi”.
“Lei sembrava una persona così intelligente e ragionevole”. “L’ho detto sovrapensiero direttore, mi scusi.”
Allora dicevamo… 1.200,00 euro per 12 mesi sono 14.400 euro all’anno. Giusto?”
“Si, direttore.”
“Tenendo conto che lei lavora 60 giorni all’anno all’anno, possiamo fare un veloce calcolo…quindi 14.400,00, euro quello che lei guadagna, diviso 60 che sono i giorni in cui lei lavora, vuol dire che lei costa all’azienda 240 euro al giorno…, le tornano i conti?!”
Il ragioniere fece due calcoli a mente e poi annuì.
“Come le dicevo io sono disposto a concederle le ferie ma non a pagargliele, quindi , quindi se lei vuole 15 giorni di ferie, tenendo conto che mi costa 240 euro al giorno, lei mi deve dare 3600,00 euro per il tempo che lei è assente dal lavoro…e pensi che, se io le pagassi la tredicesima, adesso mi dovrebbe quasi 4.000,00 euro per godersi i suoi quindici giorni di vacanze. Visto che le conviene non riceverla?
Il ragioniere ascoltava a bocca aperta, i conti tornavano e per la prima volta nella sua vita fu felice di non avere mai ricevuto la tredicesima.-
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