Con l’ordinanza n. 10730 del 23 aprile 2025, la Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale in materia di tutela della salute nei luoghi di lavoro: il datore di lavoro è responsabile anche quando l’ambiente lavorativo diventa fonte di stress o frustrazione, pur in assenza di una condotta mobbizzante vera e propria.
La vicenda nasce dal ricorso di una lavoratrice nei confronti del proprio ente datore, per ottenere il risarcimento dei danni derivanti da una prolungata condizione di stress e da comportamenti professionali vissuti come vessatori. Tra le ragioni addotte: indifferenza verso il suo stato psicofisico e un carico di lavoro eccessivo, non accompagnato da un’adeguata formazione.
Nonostante queste denunce, la Corte d’Appello aveva rigettato la domanda, sostenendo che mancasse l’intento persecutorio necessario a configurare un caso di mobbing.
La Suprema Corte ha invece ribaltato la decisione, stabilendo un principio di rilievo:
Anche in assenza di mobbing in senso tecnico, può sussistere una violazione dell’art. 2087 del Codice Civile, qualora il datore di lavoro consenta il perdurare di un contesto lavorativo dannoso per la salute psicofisica dei dipendenti.
La Corte sottolinea che la responsabilità del datore sussiste anche in caso di condotte non intenzionalmente persecutorie, qualora esse producano frustrazione, disagio o stress. Questo vale anche per atti singoli, formalmente legittimi, ma che nel loro complesso creano un ambiente di lavoro lesivo del benessere psicofisico del lavoratore.
Questa ordinanza rappresenta un importante rafforzamento della tutela della salute nei luoghi di lavoro, confermando che la responsabilità datoriale non può limitarsi all’assenza di atti vessatori evidenti, ma deve estendersi alla cura attiva del benessere psicologico dei propri dipendenti.
Il sindacato Labor invita tutti i lavoratori e le lavoratrici a segnalare condizioni lavorative nocive e a rivolgersi alla rappresentanza sindacale in caso di carichi di lavoro insostenibili o ambienti stressogeni, anche in mancanza di atti esplicitamente persecutori.
In questa direzione, Labor esprime il proprio pieno supporto al lavoro del Centro Antimobbing di Padova, realtà da anni impegnata nella sensibilizzazione, prevenzione e contrasto dello stress lavoro-correlato e del disagio organizzativo. Il contributo del Centro è fondamentale per costruire una cultura del lavoro rispettosa della dignità e della salute di tutte e tutti.
La salute non è negoziabile. La Cassazione lo ha ribadito: il benessere psicofisico sul lavoro è un diritto, e come tale va difeso.
Nella foto un articolo del Mattino di Padova
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